HO RICEVUTO QUALCHE ANNO FA QUESTO SPLENDIDO ARTICOLO DI UNA MAMMA, UNA AMICA, CHE HA PARTORITO IN CASA, ED HO PENSATO DI CONDIVIDERLO CON VOI….
ERA GIA’ STATO PUBBLICATO SULLA RIVISTA BABYMIO MA LO RIPROPONGO CON GIOIA ALLE NUOVE MAMME IN ATTESA!
Ad ognuno il proprio parto….il bello è proprio questo!
Si può condividere o non condividere la scelta ma la nascita di un bambino è sempre e comunque una festa!
E’ passato un anno da quel momento e credo che per tutte le mamme, quando arriva il giorno del primo compleanno del proprio bambino, riaffiorino nel cuore e nella “pancia” tutti quei sentimenti di gioia, curiosità, entusiasmo e tenerezza che ci hanno accompagnate nel momento del dare alla luce.
Che bella questa espressione “dare alla luce”!
E’ un’espressione sulla quale spesso mi soffermo a riflettere e che rende l’idea del mio modo di concepire la gravidanza e il parto.
La luce è gioia, sole, vita e pensare di essere io il tramite per cui una nuova creatura possa entrare a far parte di questo mondo e arrivare a questa luce mi riempie di riconoscenza e, perché no, di orgoglio!
E dunque ho sentito il bisogno di partire bene, perché il mio bambino doveva avere un’ottima impressione della vita e perché in fondo, chi ben comincia è a metà dell’opera!
Mi sono chiesta allora quale posto più confortevole, quale posto più caldo, quale posto più tranquillo e lucente può esserci della propria casa per accogliere una nuova vita?
Questa era la domanda che, con un po’ di timore, mi sono posta dal primo momento in cui ho capito che avrei partorito mio figlio.
Ma mille altre domande affollavano i miei pensieri, prima fra tutte: ma lo posso fare o è in qualche modo vietato?
Ora mi viene da sorridere pensando a questo dubbio, ma allora era proprio pesante!
Prima di tutto ho provato ad indagare su come la pensava su questo argomento mio marito.
Ho sempre pensato che, nonostante fosse il mio corpo che fisicamente portava avanti la gravidanza, fin da subito i genitori siamo stati due e che tutte le scelte dovevano e devono essere quindi condivise.
Bene: con mia grande sorpresa e gioia anche mio marito era d’accordo con me e con la mia idea.
Certo era preoccupato e, come sosteneva lui, lo era il doppio, per il bambino e per me.
Sentiva però il mio desiderio e lo condivideva.
Avremmo quindi dovuto capire come fare.
Sono convinta che le cose non accadono mai senza un perché e, infatti, parlando con una mia ex collega, le ho rivelato questo mio desiderio nascosto e lei, con la massima semplicità, mi ha dato il numero telefonico di un’ostetrica che assiste i parti in casa! Non so descrivere la mia gioia in quell’attimo.
Da quel momento in poi il percorso è stato pieno di gioia e condivisione: l’ostetrica ha accompagnato me nella gravidanza e noi come genitori al momento dell’arrivo del nostro bebè.
A lei mi sento di dovere molto, perché non è stata solo una professionista ma una vera e propria amica e confidente alla quale sia io che mio marito sapevamo di poterci riferire nei momenti di debolezza, timore, ma anche quelli di felicità, eccitazione e trepidazione perché il tempo passava e lui stata per bussare alla porta della vita.
Francesco ha deciso di godersi tutto il tempo possibile dentro al mio pancione ed è nato con 14 giorni di ritardo rispetto alla data presunta del parto.
Quei giorni sono stati i più lunghi della mia vita!
Non vedevo l’ora di poterlo abbracciare, di poterlo accarezzare e lui invece se ne stava buono buono in pancia!
Ad un certo punto ho iniziato a preoccuparmi perché l’ostetrica ci aveva dato come tempo massimo di attesa due settimane, poi avremmo dovuto indurre il parto per non incorrere in rischi per la salute del bambino.
Io che volevo un parto naturale in casa, avrei dovuto indurlo in ospedale!
L’idea mi terrorizzava..
Ma Francesco sapeva bene dove avrebbe voluto venire alla luce e il giorno prima del mio ricovero forzato in ospedale, ha deciso di venire alla luce sano e bello come solo la sua mamma lo aveva immaginato!
I ricordi di quei momenti sono dolcissimi e, mi rendo conto, anche inconsueti e buffi per l’idea di parto che abbiamo oggi: l’ostetrica che arrivata a casa nostra, manda mio marito a prendere le brioche per fare colazione, la sua collega che arriva con un vassoio di pizza preparata da lei per la nascita di un bambino è gioia e bisogna festeggiare!
Ma bisognava anche partorirlo questo bambino e, allora, l’una mi incalzava con decisione mentre l’altra mi coccolava e mi accarezzava i capelli.
E ovviamente mio marito: l’uomo che neanche in sogno avrei potuto immaginare, lì a massaggiarmi la schiena, a tenermi per mano, a sussurrarmi quanto mi ama e cha da lì a poco avremmo avuto Francesco fra le braccia.
E così è stato, su un enorme tappeto preparato sul pavimento di casa, in piedi attaccata alla nostra credenza, ho partorito il nostro bambino, la creatura più bella che io avessi mai visto, l’immagina che tutt’ora ai miei occhi si avvicina di più a ciò che io chiamo gioia.
Le ostetriche in un istante scomparvero lasciandoci soli e un attimo dopo aver partorito, ero sdraiata tra le braccia di mio marito con Francesco sopra di me, che ci guardava con due occhioni grandi e con tutto l’amore del mondo.
“Eccoci qui Francesco, siamo la tua mamma e il tuo papà e questa è la tua casa, benvenuto!”
Che gioia immensa!
Abbiamo deciso di lasciare che la placenta si staccasse naturalmente da Francesco e quindi per un po’ di giorni e notti abbiamo girato per casa con lui, tutt’uno con il suo cordone e la sua placenta!
Forse qualcuno ci chiede il perché di questa scelta. La risposta è semplice: per permettere a Francesco di entrare in questo nuovo mondo con quella che per nove mesi era stata una sorta di sorella gemella, a lui familiare e alla quale era stato, in tutti i sensi, attaccato!
Dopo poche ore mio marito ha preparato la cena, nella nostra cucina, seduti al nostro tavolo, abbiamo aperto una bottiglia di buon vino per festeggiare, insieme all’ostetrica e a nostro figlio.
Stanca, ma felice, serena, tra le mura amiche di casa, non riuscivo a togliere gli occhi da quella piccola meraviglia e ho cercato di immaginare cosa Francesco potesse pensare in quell’istante.
Non ho avuto alcun dubbio che tra sé e sé dicesse: “PARTO BENE, PARTO IN CASA!”